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«La voce delle donne», a. II, n. 3, 15 marzo 1945

Descrizione

Il numero si apre con l'articolo "Le donne della nostra provincia all'avanguardia nelle manifestazioni e nella lotta contro la fame, il freddo ed il terrore nazi-fascista" che cita numerose manifestazioni di protesta per la distribuzione di viveri, vestiti e combustibili svoltesi nella provincia di Bologna, di cui le donne guidate dai Gruppi di difesa della donna e dal Fronte della gioventù, sono state protagoniste (a Bologna, Castel San Pietro, Monteveglio, Bazzano, Pieve di Cento, San Giorgio di Piano, Galliera, Crespellano, Sala Bolognese, Bentivoglio, Budrio, Malalbergo, Baricella, San Pietro in Casale, Argelato, San Giovanni in Persiceto, Granarolo, Castel Maggiore). Le donne hanno saputo «trasforma[re] il carattere delle manifestazioni da economico in politico» grazie all'adesione dei Cln locali e degli organismi di massa come i comitati di difesa dei contadini e dei braccianti. Le donne hanno inoltre accresciuto l'organizzazione dei Gdd, creato dei distaccamenti femminili di gappiste e sappiste, protestato e ottenuto la liberazione di partigiani arrestati. Le donne «si sono poste decisamente all'avanguardia nella lotta contro la fame, il freddo ed il terrore, dimostrando la loro alta coscienza nazionale e la maturità politica raggiunta. Esse con la loro lotta danno il via ad un vasto movimento popolare, creano le premesse per la mobilitazione generale di tutte le forze popolari progressiste, preparano il terreno all'imminente battaglia insurrezionale che libererà la Provincia e la Città di Bologna dal barbaro nazista e annienterà gli assassini fascisti». L'articolo termina con un appello a tutte le donne ad unirsi e partecipare alla lotta al di là delle differenze sociali, politiche e religiose.

L'articolo "La settimana del partigiano" parla della raccolta di materiali per i combattenti partigiani nella settimana iniziata il 18 febbraio 1945, raccolta in cui le donne si sono distinte. A Bologna le donne hanno raccolto viveri, indumenti, denaro e così via e hanno confezionato «30 pacchi contenenti ciascuno: una canottiera, un asciugamano, calzini, guanti, fazzoletti, tabacco, cartine, fiammiferi, 6 pacchetti di sigarette, salsiccia, frutta, dolci, vino, cognac e generi vari di conforto» che sono stati distribuiti ai gappisti e ai sappisti. La settimana del partigiano è stata occasione per formare nuovi Gdd e per intensificare la diffusione della stampa clandestina e dei volantini. Inoltre ci sono state manifestazioni di massa che dimostrano come le donne stiano combattendo al fianco dei partigiani. Ai tre Gruppi di difesa che si sono distinti in misura particolare nella raccolta per i partigiani, nella propaganda e nelle manifestazioni la segreteria bolognese ha dato i nomi di Irma Bandiera, Irma Pedrielli e Ada Zucchelli.

Segue l'articolo "Fiori sulle tombe dei nostri partigiani" che descrive l'atto di pietà e al contempo di dichiarazione di lotta e unità di intenti e ideali con i combattenti che un gruppo di donne entrato nel cimitero di Bologna ha compiuto deponendo fiori sulle tombe di 200 partigiani. I fascisti, che secondo l'articolo temono i partigiani anche da morti, hanno rimosso i fiori.

In "Lettere ai partigiani" si legge che le donne che hanno confezionato e inviato pacchi ai partigiani li hanno accompagnati con lettere e brevi messaggi rivolti ai combattenti che attestano la «fede» e l'«ammirazione» delle donne nei confronti dei partigiani. «La voce delle donne» ne riporta alcuni brani definiti particolarmente significativi.

Il numero pubblica la lettera di ringraziamento inviata dal comando della 7ª Gap alla segreteria dei Gdd di Bologna e provincia sotto il titolo "La 7ª brigata GAP Gianni ai gruppi di difesa della donna".

L'articolo successivo "Le donne nella liberazione e nella ricostruzione del paese" commenta la proposta avanzata dai partiti comunista e democratico-cristiano al congresso di Napoli della Confederazione generale del lavoro, e accolta dal governo italiano guidato da Ivanoe Bonomi di concedere il voto alle donne. Vi leggiamo: «È la prima volta nella storia del nostro popolo che le donne hanno il pieno diritto di partecipare alla vita nazionale ed in particolare nella ricostruzione materiale e morale dell'Italia, specie in quei settori che più spettano alla donna e cioè in quelli della Maternità ed Infanzia, dell'allevamento ed educazione dei figli, dell'alimentazione, del lavoro femminile. Con questo suo provvedimento, il Governo Italiano sancisce di fatto un diritto che era sempre stato ingiustamente negato alle donne, compiendo un atto di doverosa giustizia sociale, dà il giusto riconoscimento del contributo dato dalle masse femminili alle lotte contro il nazi-fascismo. Non vi è Democrazia in quel Paese dove le donne non hanno gli stessi diritti degli uomini [...]. Noi vogliamo [...] dare il contributo del nostro braccio e della nostra intelligenza per la ricostruzione del Paese, senza per questo perdere la nostra femminilità: l'entrata delle donne nella vita politica non deve essere considerata come esibizionismo o posa mascolina; noi sapremo benissimo conciliare la nostra più squisita femminilità con la nostra attività politica, anzi sarà questa che ci permetterà di difendere e di mantenere gli attributi del nostro sesso. Noi che ci protendiamo ora verso questo domani, abbiamo dietro di noi un passato di lotta; noi che durante il ventennio fascista siamo state costrette a lavorare negli stabilimenti, nei campi e negli uffici a paghe irrisorie, per poter arrotondare i salari di fame dei nostri mariti e dei nostri padri; noi che, lavoratrici o massaie, abbiamo dovuto lottare con tutte le nostre forze contro lo spettro della fame, le sofferenze e i patimenti, siamo state in prima linea nei grandi scioperi del marzo 1943, che segnarono l'inizio della fine del regime fascista. Da quella data, che segnò la riscossa di tutto il popolo, le donne si sono battute tenacemente contro le razzie, le depredazioni, le distruzioni e le violenze nazi-fasciste, esse sono state sempre all'avanguardia nelle manifestazioni di massa nelle strade o sulle piazze, come dimostrano i fatti recenti della nostra Città e Provincia. Molte donne sono Cadute, molto sangue generoso è stato versato, ma la nostra organizzazione, "I Gruppi di Difesa della Donna", si è sempre più rafforzata e temprata nella lotta [...] in unione al "Fronte della Gioventù" e a fianco del "Corpo volontari della Libertà", di tutti gli organismi di massa, dei Partiti antifascisti [...]. Èd è per questo che le donne italiane hanno diritto, non solo al voto, bensì a partecipare attivamente alla ricostruzione politica, economica e sociale del nostro Paese, esse che hanno dimostrato con la loro alta coscienza nazionale la loro maturità politica. Potremo giungere alla democrazia progressiva solo con la partecipazione viva di tutto il popolo, e quindi anche delle donne, alla vita Nazionale: ciò per garantire che tutte le soluzioni prese dal popolo siano seguite e realizzate per impedire che si ricada negli errori e nei crimini commessi nel passato».

L'articolo "La strage di Sassoleone" descrive la strage e la distruzione del paese nelle parole di una partigiana [si tratta di Diana Sabbi: cfr. Note], per denunciare le violenze e le stragi che colpiscono numerosi paesi italiani e per promettere vendetta.

L'articolo "Precisiamo" si presenta come la risposa ad una domanda di una ragazza che ha chiesto se per entrare nei Gdd bisogna appartenere a qualche partito. La risposta ribadisce l'apoliticità dei Gdd (ne fanno parte donne di qualunque partito e apolitiche, di qualsiasi ceto sociale, atee o religiose), dicendo che il loro scopo è chiarito dal nome che rappresenta «un programma: difesa della donna e cioè dei suoi diritti, l'ordine morale e materiale, nella società nella quale essa vive recando il contributo della sua intelligenza e del suo lavoro; assistenza ai Combattenti della Libertà e cioè a quei valorosi che, nelle Brigate Partigiane, nei GAP e nelle SAP lottano per liberare l'Italia dagli oppressori tedeschi e dai loro complici fascisti; assistenza [...] nel campo infermieristico, alimentare, del vestiario, dei servizi di collegamento e di staffetta, o se occorre, aiuto sul campo del combattimento vero e proprio». Il solo requisito che si deve avere per poter svolgere questo ruolo è «amare questa nostra terra e odiare i predoni tedeschi che la spogliano e la insanguinano in combutta con i loro servi fascisti».

La sezione intitolata "Minime" comprende due brevi notizie: una relativa ai fascisti che hanno tolto nastri, sciarpe e guanti rossi a donne di Bologna e l'altra che serve per denunciare il mercato nero grazie a cui si arricchiscono gli stessi fascisti.


Autore Comitato centrale bolognese dei gruppi di difesa della donna
Luogo Bologna e provincia

Tipologia altro - periodico
Estremi cronologici 15/03/1945

Persone citate

Irma Bandiera
Irma Pedrielli
Ada Zucchelli
Ivanoe Bonomi

Enti citati

Gap
Sap
Cln
Corpo volontari della libertà
Comitati di difesa dei contadini
Comitati di difesa dei braccianti
Fronte della gioventù
Gdd
Governo italiano (Italia liberata)
7ª Gap


Soggetti
  • Rivendicazioni economiche
  • Rivendicazioni sociali
  • Rivendicazioni politiche
  • Questione femminile
  • Rapporto con altre organizzazioni
  • Organizzazione interna
  • Attività
Specifica per soggetti

Note

«La voce delle donne» era l'organo di stampa del comitato centrale bolognese dei Gruppi di difesa della donna. Veniva edito a Bologna nella stamperia del comitato dei Gdd.

Il n. 3 è edito in L. Arbizzani, La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti, vol. II, La stampa periodica clandestina, Bologna, Istituto per la storia di Bologna, 1969, pp. 937-942.

Arbizzani attribuisce l'articolo sulla strage di Sassoleone a Diana Sabbi, nata il 29 luglio 1922 a Pianoro (BO), cresciuta in una famiglia antifascista fu partigiana nella 62ª brigata Garibaldi Camicie rosse e in autunno si trasferì a Bologna e si aggregò alla 7ª brigata Gap. Fu a Porta Lame il giorno degli scontri con nazisti e fascisti (7 novembre 1944) e fu arrestata mentre era in perlustrazione per conto dei partigiani, riuscendo poi a fuggire. Prestò assistenza ai feriti nell'infermeria partigiana di via Andrea Costa e tenne i collegamenti con il Comando unico militare Emilia-Romagna per la 7ª Gap. Medaglia d'argento al valor militare. Dopo la guerra è stata attiva nel Partito comunista, nella Cgil e nell'Udi ed è stata nel consiglio comunale e nella giunta del Comune di Pianoro (BO), e poi alla Provincia di Bologna assumendo l'incarico di assessore provinciale. Sulla strage di Sassoleone cfr. in Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia R. Mira, Sassoleone, Casalfiumanese, 24 settembre 1944 [http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=5300].

Irma Bandiera, nata l'8 aprile 1915 a Bologna. Aderì alla Resistenza e fu staffetta della 7ª brigata Gap. Fu catturata dai fascisti nell'agosto 1944 e venne torturata a lungo per estorcerle informazioni sul movimento resistenziale dell'area di Bologna. Il 14 agosto 1944 fu, infine, uccisa non lontano dalla sua abitazione e il suo corpo fu abbandonato per strada come monito e con funzione terroristica per gli oppositori, i partigiani e per tutta la popolazione. Decorata di medaglia d'oro al valor militare alla memoria. Il suo nome fu dato anche alla 1ª brigata Sap attiva a Bologna.
Cfr. T. Rovatti, Via Camicie Nere, Bologna, 14 agosto 1944, in Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia [http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=5241].
Notizie biografiche su Irma Bandiera in A. Albertazzi, L. Arbizzani, N.S. Onofri, Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919-1945), vol. II, Dizionario biografico A-C, Bologna, Comune di Bologna, Istituto per la storia di Bologna, 1985, pp. 102-103, sul sito Storia e memoria di Bologna: http://memoriadibologna.comune.bologna.it/bandiera-irma-478043-persona; e sul sito dell'Anpi nazionale, Donne e uomini della Resistenza: http://www.anpi.it/donne-e-uomini/1184/irma-bandiera.

Irma Pedrielli, "Vilma", nata il 27 marzo 1924 a Calderara di Reno (BO), residente a Bologna. Partigiana nella 7ª Gap con il ruolo di staffetta impegnata nel servizio collegamento e informazioni. Fu catturata, grazie ad una delazione, dai fascisti della Brigata nera insieme ad altri due componenti di una squadra della 7ª Gap in una base in via Ponte Romano a Bologna. Lei Ada Zucchelli e Roveno Marchesini furono portati alla caserma Borgolocchi, dove furono interrogati e torturati; infine il 19 settembre 1944 vennero condotti al poligono di tiro di Bologna per essere fucilati. Cfr. T. Rovatti, Poligono di tiro Bologna, 19 settembre 1944, in Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia [http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=5249] e Donne della Resistenza bolognese. I luoghi e le forme della presenza, percorso Partigiane e Staffette, via Ponte Romano: http://donnedellaresistenzabolognese.it/percorso.php?id=4#/places/28/detail. Notizie biografiche in L. Arbizzani, N.S. Onofri, Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel Bolognese (1919-1945), vol. IV, Dizionario biografico M-Q, Bologna, Comune di Bologna, Istituto per la storia di Bologna, 1995, p. 599-600 e in Storia e memoria di Bologna http://memoriadibologna.comune.bologna.it/pedrielli-irma-478394-persona.

Ada Zucchelli, nata il 25 febbraio 1917 a Calderara di Reno (BO), residente a Bologna. Partigiana nella 7ª Gap con il ruolo di staffetta impegnata nel servizio collegamento e informazioni. Fu catturata, grazie ad una delazione, dai fascisti della Brigata nera insieme ad altri due componenti di una squadra della 7ª Gap in una base in via Ponte Romano a Bologna. Lei, suo nipote Roveno Marchesini e Irma Pedrielli furono portati alla caserma Borgolocchi, dove furono interrogati e torturati; infine il 19 settembre 1944 vennero condotti al poligono di tiro di Bologna per essere fucilati. Cfr. T. Rovatti, Poligono di tiro Bologna, 19 settembre 1944, in Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia [http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=5249] e Donne della Resistenza bolognese. I luoghi e le forme della presenza, percorso Partigiane e Staffette, via Ponte Romano: http://donnedellaresistenzabolognese.it/percorso.php?id=4#/places/28/detail. Notizie biografiche in L. Arbizzani, N.S. Onofri, Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel Bolognese (1919-1945), vol. V, Dizionario biografico R-Z, Bologna, Comune di Bologna, Istituto per la storia di Bologna, 1998, p. 722 e in Storia e memoria di Bologna http://memoriadibologna.comune.bologna.it/zucchelli-ada-478543-persona.

V. anche schede 985 e 986.

Allegato Nessun allegato

Ente di conservazione Fondazione Gramsci Emilia-Romagna

Fondo archivistico Partito comunista italiano, Triumvirato insurrezionale Emilia-Romagna, Periodici
Segnatura b. 3, fasc. 23

Note di provenienza archivistica