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Cari compagni, da alcuni mesi...
Il comitato femminile nazionale dei Gdd scrive agli organizzatori del Pci sottolineando che negli ultimi mesi la partecipazione delle donne agli scioperi e alle manifestazioni e le loro attività di tipo economico e politico sono aumentate. È dunque evidente che ci si deve interessare delle donne e della loro «combattività» «e già in molte regioni dell'Italia occupata, gruppi di donne sorgono e dimostrano quanto la donna può portare alla lotta di liberazione del nostro paese. È stato nominato un Comitato femminile nazionale il quale, interessandosi specificamente di questo problema, faciliterà l'incanalamento di queste forze e darà la possibilità di adoperarle nel miglior modo possibile». Per fare questo il comitato nazionale ha bisogno di raccogliere informazioni sullo stato di organizzazione delle donne, sulle loro condizioni anagrafiche e sociali, sulle condizioni di lavoro, e sul loro orientamento politico nelle fabbriche dei diversi territori. La lettera include un questionario volto a questo scopo, questionario che non è da intendersi in modo rigido e può essere ampliato o adattato dai compagni presenti nelle fabbriche e sul territorio. Inoltre il comitato femminile nazionale dei Gdd invita i compagni a segnalare se oltre alle operaie ci sono altre donne («di casa, massaie [...] commercianti [...] sarte, commesse, ecc.») che vogliono «giungersi alla lotta di liberazione, portarci il loro aiuto e suscettibili di raggruppare attorno a loro alcune donne».
- Rapporto con altre organizzazioni
- Organizzazione interna
Il documento secondo Franca Pieroni Bortlotti risale al febbraio 1944. Nel testo si fa riferimento «agli ultimi scioperi» e alla «circolare del mese di novembre sul lavoro da svolgere per la formazione di questi gruppi di donne», che sono rispettivamente gli scioperi di fine 1943 e la circolare del Pci di fine novembre 1943 che trasmette il programma d'azione dei Gruppi di difesa della donna. Il documento parla infatti dei Gdd come un'organizzazione ancora in via di sviluppo («già in molte regioni dell'Italia occupata, gruppi di donne sorgono») con il comitato nazionale che si è formato da poco («È stato nominato un Comitato femminile nazionale il quale, interessandosi specificamente di questo problema, faciliterà l'incanalamento di queste forze e darà la possibilità di adoperarle nel miglior modo possibile»). Cfr. F. Pieroni Bortolotti, Le donne della Resistenza antifascista e la questione femminile in Emilia (1943-1945), Milano, Vangelista, 1978, p. 79.
Copie delle stesso documento sono conservate presso Fondazione Gramsci Emilia-Romagna, Partito comunista italiano, Triumvirato insurrezionale Emilia-Romagna, Direttive, b. 4, fasc. 20; presso Fondazione Casa di Oriani, Partito comunista italiano, Federazione provinciale di Ravenna, II settore, contenitore G, cartella b, Gruppi di difesa della donna - Udi - Commissione femminile di Partito; presso Istituto per la storia della Resistenza e dell'età contemporanea della provincia di Forlì-Cesena, Fondo Augusto Flamigni, Pci-Cln-Cvl Circolari 1943-1944, b. 2, fasc. 1m (v. schede 991, 1005, 1012).