La ricerca si è posta l’obiettivo di individuare e mappare sul territorio nazionale i documenti riconducibili ai Gruppi di difesa della donna e alle formazioni a essi legate prodotti nell’arco cronologico 1943-1945; gli esiti del rilevamento sono qui resi pubblici e liberamente consultabili a fini di ricerca e a scopo didattico sul sito.
La mappatura ha riguardato esclusivamente fonti archivistiche cartacee e si è concentrata sugli archivi degli istituti della Resistenza e su quelli delle sedi locali dell’Anpi e dell’Udi.
Una particolare attenzione è stata dedicata, in questi o in altri archivi, ai fondi personali delle donne che hanno partecipato alla Resistenza e che hanno affermato di aver fatto parte dei Gdd per individuare i documenti utili alla ricostruzione della storia di quell’organismo. I documenti schedati consentono di rilevare i seguenti aspetti:
- elementi utili a costruire una geografia dei Gdd e a porre in rilievo il loro legame con il territorio;
- contenuti che possano chiarire l’organizzazione interna dei Gdd e le attività svolte;
- contenuti che mettano in luce le rivendicazioni politiche, economiche, sociali, di genere delle donne;
- contenuti che riguardino i rapporti dei Gdd con altre organizzazioni e istituzioni;
- eventuali antroponimi (nomi propri e nomi di battaglia) utili a individuare le donne attive nei Gdd.
Vi hanno lavorato le seguenti ricercatrici e i seguenti ricercatori:
Per il Piemonte: Cecilia Bergaglio, Barbara De Luna; per la Lombardia: Roberta Cairoli, Roberta Fossati; per il Veneto: Franca Cosmai; per il Friuli-Venezia Giulia: Mirta Cok, Monica Emanuelli; per la Liguria: Emanuela Miniati; per l’Emilia Romagna: Roberta Mira, Rina Zardetto, Paola Gemelli; per la Toscana: Michela Molitierno e Filippo Masina; per l’Umbria: Valentina Marini, per le Marche: Marco Labbate e Alessia Masini; per il Sud: Maria Vittoria Albini.
La ricerca dei documenti riconducibili ai Gdd ha riguardato tutto il territorio nazionale e ha portato alla redazione di più di 1000 schede. Di queste, circa un terzo sono relative a documenti che non presentano un’indicazione di provenienza geografica precisa oppure sono riferiti all’attività dei Gruppi a livello nazionale. I restanti invece risultano prodotti dalle varie articolazioni provinciali e locali dei Gruppi e consentono dunque di aprire uno spiraglio sulla diffusione geografica di questa organizzazione. Dalle schede prodotte risulta che i Gdd furono sicuramente attivi nelle seguenti regioni e in particolare nelle province indicate:
Emilia Romagna |
Bologna |
Ferrara |
Forlì/Cesena |
Modena |
Parma |
Piacenza |
Ravenna |
Reggio Emilia |
Friuli-Venezia Giulia |
Gorizia |
Pordenone |
Trieste |
Udine |
Liguria |
Genova |
Imperia |
La Spezia |
Savona |
Lombardia |
Bergamo |
Brescia |
Como |
Mantova |
Milano |
Pavia |
Varese |
Piemonte |
Asti |
Biella |
Cuneo |
Torino |
Vercelli |
Veneto |
Belluno |
Padova |
Verona |
È necessario essere ben consapevoli della parziale aleatorietà di una valutazione di tipo quantitativo basata – pure senza alcuna pretesa statistica – sul numero dei documenti prodotti per provincia. La ricchezza o scarsità di documenti su un dato territorio, infatti, non può essere considerata un reale rispecchiamento dalla presenza e o meno – o del maggiore o minore attivismo – dei Gruppi nell’area, soprattutto a causa dei già rilevati problemi di conservazione di questo tipo di materiale.
D’altro canto, la presenza di anche solo un documento prodotto dai Gdd in una provincia costituisce una testimonianza sufficiente a provare l’esistenza dei Gdd su quel territorio. Da questo punto di vista, il lavoro di schedatura ha dato finalmente concretezza all’informazione della capillarità dei Gdd, un dato che prima si basava più che altro su stime o testimonianze orali non verificate. La schedatura ha portato alla luce documenti di quasi tutte le provincie interessate dalla lunga Resistenza del 1943-45, ma ha consentito anche di vedere come persino nei territori in cui la liberazione è stata più precoce forme organizzate di resistenza femminile stessero prontamente rispondendo alla mobilitazione sollecitata dall’armistizio. In alcune aree, le grandi città (Torino, Genova, soprattutto Milano, sede del direttivo nazionale al momento della costituzione dei Gruppi) hanno fatto dal polo di attrazione dell’attività delle donne, assorbendo forze anche dai centri minori.
In altre aree, come l’Emilia Romagna, la diffusione dei Gdd ha toccato anche località periferiche, mostrando una capacità di penetrazione territoriale tale da far pensare a un’organizzazione veramente di massa.