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VOLONTARIE DELLA LIBERTA'

Descrizione

Volantino prodotto dal Comitato nazionale dei Gruppi di Difesa della Donna e per l'assistenza ai combattenti per la libertà. Descrive le caratteristiche dei gruppi volontari della libertà e delle loro aderenti;come deve essere l'organizzazione interna dei gruppi, il rapporto con altri Enti, ed i criteri per la scelta delle dirigenti. Inoltre contiene importanti e dettagliate indicazioni relative ai compiti delle volontarie per la libertà. Ne elenchiamo alcuni: organizzazione atti di sabotaggio nelle fabbriche e nelle vie di comunicazione; organizzazione di dimostrazioni e proteste per reclamare i generi alimentari; attaccare gli ammassi di generi alimentari per distribuirli alla popolazione; portare aiuto alle operaie in sciopero; occupare le sedi delle istituzioni fasciste femminili appena i tedeschi saranno cacciati dalle città.


Autore Comitato Nazionale dei Gruppi di Difesa della Donna e per l'Assistenza ai Combattenti per la Libertà
Luogo

Tipologia volantino
Estremi cronologici

Persone citate

Enti citati

Fronte della Gioventù
SAP


Soggetti
  • Organizzazione interna
Specifica per soggetti

Note

Non databile però il contenuto del volantino si presume sia stato scritto nel 1944, quando era necessario che l'organizzazione funzionasse nel migliore dei modi.
La prima dimostrazione della presenza dei gruppi si ebbe già dal novembre del 1943, in alcuni comuni della provincia: Correggio, Bagnolo, Sant’Ilario, Scandiano, Fabbrico, Poviglio, Gualtieri, Castelnuovo Sotto. A Natale dello stesso anno cominciò a strutturarsi e a contare su un appoggio sicuro in ogni comune. All'inizio erano piccolissimi gruppi di donne. Le prime dirigenti dei Gruppi femminili nella provincia furono: Idea Del Monte, Laura Polizzi, Tisbe Bigi, Lucia Scarpone, Lina Cecchini, Malvina Magri, Velia Vallini, Zelina Rossi, Carmen Altare, Leda Mazzali, Rina Manzini e Bianca Boni. Queste donne fecero tutte parte del Comitato provinciale, anche se in periodi diversi, poiché alcune di loro dovettero allontanarsi per assumere altri compiti. Ciascuna donna dirigeva una zona di più comuni. In ogni comune vi era una dirigente che a sua volta aveva un gruppo di donne attive; questo gruppo svolgeva il lavoro capillare. Non ci si poteva servire del telefono, né della posta, l’unico mezzo di collegamento era la bicicletta ed il contatto personale. Ovvio che più l’organizzazione diventava diffusa e capillare e più era necessario dotarsi di una organizzazione che funzionasse, in quanto i pericoli ed i rischi ai quali erano sottoposte spesso le donne erano elevati.
Atti del convegno “La donna reggiana nella Resistenza”, Reggio Emilia, sala del consiglio provinciale 1965, testimonianza di V. Vallini, pp. 30.


Ente di conservazione Istituto per la Storia della Resistenza e della Società contemporanea in provincia di Reggio Emilia

Fondo archivistico Archivi della Resistenza - 2a Sezione Guerra di Liberazione
Segnatura Busta N° 2A - Comandi ed Enti Vari - Fascicolo 10 - GDD Pianura e Montagna

Note di provenienza archivistica

Il fondo “Archivi della Resistenza” è il fondo più consistente e ricco dell’Archivio Istoreco. La provenienza è dall'Ufficio storico di Anpi di Reggio Emilia. I documenti sono stati versati all'Istituto storico in varie riprese fino al 1981. Il fondo è stato suddiviso secondo i comandi militari che operavano nella provincia; è costituito da Buste, a loro volta suddivise in fascicoli. il documento allegato alla scheda è contenuto nella Busta n.2, “Comandi ed Enti Vari”, fascicolo 10 (GDD Pianura Montagna)