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[Relazione di Vittoria Guadagnini "Dina" sullo sciopero delle mondine nel Bolognese]
Vittoria Guadagnini, responsabile dei Gruppi di difesa della donna della provincia di Bologna, a metà giugno del 1944 si reca a Selva Malvezzi, Marmorta, Molinella (BO) e ad Argenta (FE) per l'organizzazione dello sciopero delle mondine, in parte già in atto, e per orientarlo in modo tale che dalle mere rivendicazioni economiche si passi anche a quelle politiche, saldando così il malcontento sociale e la protesta per ottenere migliori condizioni di lavoro e di salario al piano del contrasto a fascisti e nazisti e alla guerra. Si tratta del suo primo incarico.
Dalla relazione emergono le modalità con cui Vittoria Guadagnini cerca il contatto con le donne in sciopero, quelle con cui cerca di spingerle a continuare l'astensione dal lavoro e quelle con cui spiega come ci si deve comportare durante lo sciopero, quali sono gli obiettivi da raggiungere. In una delle riunioni che tiene con le mondine, Vittoria Guadagnini legge alle altre il giornale «La Mondariso» e ne discute con loro. Attraverso questi contatti e incontri Guadagnini crea Gruppi di difesa della donna nelle diverse zone visitate.
Alcuni brani sono significativi, come questo sulle donne di Argenta: «Spiegai loro come potevo l'importanza dello sciopero e la necessità della partecipazione della donna nella lotta contro la guerra, ai tedeschi, al fascismo, feci comprendere che anche noi dovremo partecipare accanto agli uomini all'insurrezione nazionale che sta per scaturire e soprattutto incoraggiare gli uomini e non ostacolarli, non dobbiamo più essere le donne di ieri, ma delle donne che anche noi vogliamo i nostri diritti. Spiegai pure l'importanza dei partigiani e perché lottano invitandole a fare una sottoscrizione per loro [...]. Pregai il comp. [il membro del Pci della zona tramite il quale Guadagnini entra in contatto con le donne] di formare un "Gruppo di difesa delle Donne" perché senza di questi gruppi che controllino l'andamento delle cose, che diano loro un lavoro ben organizzato non si può ottenere quei risultati che oggi necessitano [...] in quanto alle donne benché fosse la prima volta che si riunivano ho avuto un'impressione molto buona e sono certa che standoci vicino si potrebbe ottenere molto. Mi hanno pregato di ritornarci e soprattutto di fare recapitare loro stampa riguardante alle donne». O questo relativo alle donne di Molinella: «Nella nostra riunione si è discusso come e quali siano i problemi più importanti da risolvere, comprendono che l'ora è giunta di agire e di essere disposte a mettersi al lavoro. Queste però hanno bisogno molto del nostro aiuto; la migliore di queste mi dice che comunisti e socialisti è la stessa cosa. Le ho risposto che non è la stessa cosa e che presto darò spiegazioni molto chiare, per ora si tratta di lottare uniti coi socialisti, cattolici, di qualunque fede politica o religiosa sia l'essenziale è che dobbiamo lottare uniti contro al nostro principale nemico che è il nazi-fascismo che dobbiamo liberare la nostra patria da questi mercenari i quali vogliono fare una strage di noi italiani».
Emergono poi dal testo i legami con il Partito comunista e i diversi responsabili di partito sul territorio, a cui Vittoria Guadagnini non risparmia le critiche, la necessità dell'appoggio e della copertura militare agli scioperi da parte di partigiani armati, l'importanza della diffusione di scritte e volantini di propaganda e di stampa relativa alle donne, e traspare la rete di relazioni con le famiglie residenti nel territorio visitato da Guadagnini e con il Pci per trovare luoghi sicuri per le riunioni o per il pernottamento di dirigenti e organizzatori, per allestire case di latitanza, per portare assistenza alle arrestate.
La relazione fornisce anche informazioni sul carattere della repressione da parte dei fascisti che percuotono le donne e le minacciano di ucciderle o deportarle, che effettuano perquisizioni nelle abitazioni, che arrestano donne, e talvolta uomini, o le prelevano per condurle a forza sul posto di lavoro e obbligarle a riprendere la monda.
Augusto Regazzi (fascista)
Partito comunista
Gruppi di difesa della donna
- Organizzazione interna
- Attività
La relazione è firmata Dina.
Vittoria Guadagnini "Dina", nacque a Imola (BO) l'01/03/1903. Iscritta al Partito comunista, sin dagli anni Trenta si oppose attivamente al fascismo insieme ad alcune compagne imolesi, tra cui Prima Vespignani (comunista e attiva nell'opposizione durante gli anni del regime fascista, tramite per i collegamenti tra i primi gruppi partigiani dell'Imolese, contribuì alla formazione dei Gdd a Imola e in altri luoghi della provincia di Bologna), Giovanna Zanarini (comunista, fuoriuscita, combattente in Spagna, collaborò con i partigiani e fu attivista dei Gdd a Imola) e Anna Maranini (comunista e attiva nell'opposizione durante gli anni del regime fascista, staffetta e partigiana) con le quali fondò la prima cellula comunista femminile di Imola, ed insieme al marito Roberto Gherardi (comunista, condannato alla reclusione dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato, fuoriuscito prima in Francia e poi in Urss, garibaldino di Spagna, confinato politico, partigiano e vice commissario politico della 36ª brigata Garibaldi, caduto in combattimento, medaglia d'argento al valor militare).
Vittoria Guadagnini mise a disposizione la sua casa come sede di riunioni di dirigenti comunisti e come centro per la diffusione della stampa clandestina, fu attiva nella rete del Soccorso rosso, organizzò manifestazioni di protesta e azioni dimostrative e di propaganda contro il fascismo. A metà degli anni Trenta si trasferì in Urss, dove raggiunse il marito e si diplomò dattilografa. Lavorò alla Scuola leninista internazionale e a Radio Italia e fu delegata al 1° Congresso internazionale femminile. All'inizio degli anni Quaranta Vittoria Guadagnini rientrò in Italia. Fu arrestata e incarcerata per circa un mese, dopodiché la commissione provinciale fascista per i provvedimenti contro gli oppositori la invitò a non interessarsi di politica. Con l'occupazione nazista dell'Italia e la formazione della Repubblica sociale, tra il 1943 e il 1945, Guadagnini prese parte alla Resistenza, contribuendo alla creazione nella provincia di Bologna dei Gruppi di difesa della donna, di cui divenne dirigente provinciale. Diede il suo aiuto all'organizzazione di scioperi come quello delle mondine del giugno 1944 e manifestazioni di donne come quella di Castel Maggiore di inizio settembre 1944 e prese parte a sua volta a diverse manifestazioni come quella di Imola del 29 aprile 1944, nella quale P rima Vespignani venne ferita dai fascisti e Rosa Zanotti e Livia Venturini furono uccise, o quella di Bologna del 3 marzo 1945, detta sciopero del sale.
Vittoria Guadagnini è stata riconosciuta partigiana con il grado di sottotenente.
Informazioni biografiche su Vittoria Guadagnini si trovano in A. Albertazzi, L. Arbizzani, N. S. Onofri, Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919-1945), vol. III, Dizionario biografico D-L, Bologna, Comune di Bologna, Istituto per la storia di Bologna, 1986, pp. 459-460 e on line sul sito Storia e memoria di Bologna a cura del Comune di Bologna [http://www.storiaememoriadibologna.it/guadagnini-vittoria-506228-persona] e sul sito del progetto Biografie di sindacaliste emiliano-romagnole a cura della Fondazione Altobelli [http://www.fondazionealtobelli.it/?post_type=biografia&p=1557]. Una sua testimonianza in cui parla anche dei Gdd bolognesi è in L. Bergonzini, La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti, vol. I, Bologna, Istituto per la storia di Bologna, 1967, pp. 475-478.
Lo sciopero delle mondine del giugno del 1944 nel Bolognese fu massiccio e coinvolse le lavoratrici di Bentivoglio, Galliera, San Pietro in Casale, Minerbio, Baricella, Medicina, Molinella, Malalbergo, Budrio, San Giovanni in Persiceto. Secondo Luigi Arbizzani lo sciopero, che in alcune zone durò una settimana-dieci giorni, vide la partecipazione di 5000-6000 mondariso nei giorni di massima astensione dal lavoro. Negli ultimi giorni dello sciopero alle mondine in alcune località si affiancarono le braccianti che dovevano iniziare la mietitura del grano. Oltre allo sciopero delle mondine si ebbero manifestazioni di piazza e scioperi negli stabilimenti industriali. Lo sciopero delle mondariso aprì la stagione delle lotte estive del mondo delle campagne bolognesi. La saldatura fra rivendicazioni socio-economiche, rivendicazioni politiche, resistenza civile e lotta armata costituì la cifra della Resistenza in Emilia-Romagna.
Cfr. Fondazione Gramsci Emilia-Romagna, Partito comunista italiano, Triumvirato insurrezionale Emilia-Romagna, Direttive, b. 1, fasc. 7, Relazione generale sullo sciopero delle mondine bolognesi, 26/06/1944; L. Arbizzani, Azione operaia, contadina, di massa, vol. III de L'Emilia Romagna nella guerra di liberazione, Bari, De Donato, 1975, pp. 222-233; B. Imbergamo, Mondine e Resistenza: gli eventi e il "discorso" politico, in D. Gagliani (a cura di), Guerra Resistenza Politica. Storie di donne, Reggio Emilia, Aliberti, 2006, pp. 216-223 e Ead., Mondine in campo. Dinamiche e retoriche di un lavoro del Novecento, Firenze, Editpress, 2015; A. Verzelli, Le mondine tra Resistenza e partecipazione politica, in D. Gagliani, E. Guerra, L. Mariani, F. Tarozzi (a cura di), Donne guerra politica. Esperienze e memorie della Resistenza, Bologna, Clueb, 2000, pp. 235-250; L. Casali, Aspetti sociali della Resistenza in Emilia Romagna. Alcune considerazioni, in L. Casali, A. Preti (a cura di), Identikit della Resistenza. I partigiani dell'Emilia-Romagna, Bologna, Clueb, 2011, pp. 17-52.
Vedere anche scheda 534.