Scheda documento torna alla ricerca
Relazione del lavoro femminile della Provincia
Nella relazione Vittoria Guadagnini "Dina", responsabile provinciale dei Gdd di Bologna, ripercorre le tappe salienti della sua attività e descrive il lavoro fatto con i Gdd e i risultati raggiunti. Vittoria Guadagnini è stata chiamata a Bologna a metà maggio del 1944 dalla federazione del Partito comunista per dirigere il comitato provinciale dei Gdd, comitato che in quel momento era ancora allo stato progettuale. Ha costituito un comitato di cinque componenti, lei più quattro compagne della provincia bolognese, che si riunisce ogni settimana ed è presieduto dal federale del Pci o da altri compagni della federazione del partito. La segreteria provinciale è formata da Vittoria Guadagnini, dalla responsabile del lavoro dei Gdd nella città di Bologna e da una compagna dell'Agit-Prop.
Il lavoro dei Gdd nel Bolognese è organizzato su quattro zone: zona di Imola, zona di Medicina, zona di Bazzano, zona di Castel Maggiore, che comprendono ciascuna più Comuni e coprono un territorio piuttosto grande. In ogni zona, da maggio a ottobre del 1944, si sono formati i Gdd, anche se inizialmente non c'era nessun tipo di organizzazione. A fine ottobre 1944 i Gruppi nel Medicinese-Molinellese contano 80 donne organizzate di cui 20 sono comuniste e vi è una buona responsabile; nella zona di Castel Maggiore si sono formati Gruppi che «lavorano con entusiasmo». Nella zona imolese, che è stata la prima ad organizzarsi grazie alla presenza di una responsabile di zona molto valida, manca la preparazione di donne che possano assumere funzioni dirigenti e «si verifica un certo settarismo nel giudicare quali sono gli elementi degni di far parte P.C. e il passaggio delle giovani al F.d.G.». Secondo Guadagnini questa zona «poteva e doveva dare molto di più». Al contrario nella zona bazzanese l'organizzazione è buona e alcune donne hanno «la tendenza a diventare dei veri quadri».
Il primo incarico di Vittoria Guadagnini è stato quello di formare i Gdd tra le mondine e di organizzare il loro sciopero nell'area di Molinella nel giugno 1944. Oltre a questo grande sciopero i Gdd bolognesi hanno organizzato numerose manifestazioni di protesta delle donne in diversi Comuni della provincia di Bologna o comunque vi hanno partecipato attivamente, sfilando, prendendo parte agli attacchi ai palazzi del potere fascista e anche cantando inni partigiani, l'inno di Mameli, l'Internazionale e così via. Guadagnini cita, tra le altre, le manifestazioni di Imola [29 aprile 1944 dove ci sono state due donne uccise], Argelato «con 7 donne ferite», Castel Maggiore, Medicina, Castenaso, Sesto Imolese, Baricella, Sala Bolognese, Sant'Agata Bolognese, Crespellano.
Guadagnini si sofferma maggiormente sulle due manifestazioni di Castel Maggiore, «una soltanto di donne (200) le quali si sono portate in municipio chiedendo i generi alimentari per tre mesi di anticipo. Alle risposte del Commissario Prefettizio il quale diceva che non dipendeva da lui, che non vi erano mezzi per andare a prendere i generi alimentari ecc.; le donne hanno risposto che è ora di finirla con le solite storie, ed hanno detto: per i tedeschi non manca nulla è ora che lasciate questi posti a persone capaci di fare gli interessi del popolo e non dei tedeschi e domani ne risponderete voi di fronte al popolo, voi siete i responsabili di ciò. E ancor di più hanno detto le donne di Castel Maggiore: "basta con la guerra, basta coi tedeschi, le fucilazioni e i rastrellamenti", gridando insieme W Stalin, a morte Hitler e partono dal municipio col canto di Bandiera Rossa e l'Internazionale. Strada facendo trovano una squadra di uomini della TOT [sic, recte: Todt] esse si dicono [sic] "siete dei venduti, basta lavorare per i tedeschi". Così finì la manifestazione senza nessuna rappresaglia. La seconda [...] fu fatta con la partecipazione degli uomini e delle S.A.P. Anche qui le donne sono in prima fila, si entra nel municipio si getta nel cortile registri di leva e ruoli delle tasse [sic], vi appiccano fuoco». In questa seconda manifestazione intervengono i tedeschi e si ha uno scontro a fuoco a cui partecipano le Sap e anche due donne gappiste. Guadagnini sottolinea come queste manifestazioni non abbiano un mero carattere economico: bruciare i ruoli delle tasse e le liste di leva, distruggere i simboli del fascismo, tenere discorsi pubblici come fanno alcuni dirigenti antifascisti in queste occasioni significa compiere atti di lotta e opposizione politica.
Notevole secondo Vittoria Guadagnini il lavoro fatto dai Gdd per l'assistenza ai partigiani con la raccolta di vestiti, sigarette, denaro, medicinali; il confezionamento di bandiere rosse con falce e martello, bracciali, coccarde, fazzoletti; con l'atto di portare fiori rossi sulle tombe dei partigiani uccisi; con l'organizzazione di corsi di pronto soccorso e di luoghi dove curare i feriti.
Alcune donne dei Gdd sono entrate nel Fronte della gioventù per rafforzarlo; alcune gappiste dei Gdd sono passate al distaccamento Irma Bandiera e in molte località si sono formate squadre di sappiste di 5-10 donne per il lavoro di sabotaggio, spargimento di chiodi, propaganda con stampa e scritte.
Guadagnini, pur rendendosi conto dell'importanza della stampa clandestina perché «serve ad entusiasmare, orientare ed influenzare una grande parte della massa», ammette che in questo campo ci sono delle difficoltà perché sono poche le donne che sono in grado di scrivere per produrre materiali scritti di propaganda e giornali. Grazie alla creazione della Agit-Prop, i Gdd bolognesi riescono a riprodurre con frequenza mensile «Noi Donne» che arriva regolarmente dal centro, e hanno potuto realizzare un quindicinale locale dal titolo «La voce delle donne».
I Gdd e le donne hanno avuto anche delle cadute. Vittoria cita Irma Bandiera, Edera De Giovanni, Ada Zucchelli e Irma Pedrielli.
L'orientamento dei Gdd è prevalentemente comunista.
L'attività delle donne non è sempre condotta ai massimi livelli: i bombardamenti, le violenze naziste e fasciste, i rastrellamenti, la lentezza delle operazioni militari angloamericane provocano un calo del lavoro delle donne. In alcune zone ci sono problemi di collegamento dovuti alla requisizione delle biciclette, al maltempo, ai rastrellamenti, alle limitazioni negli spostamenti che sono imposte anche alle donne, perciò Vittoria Guadagnini non riesce a visitare i diversi Gruppi della provincia con la stessa frequenza dell'estate, ma si impegna a fare il possibile per superare tali difficoltà per l'importanza che ha lo sviluppo dell'organizzazione dei Gdd. I Gruppi di difesa sono così importanti da aver ottenuto il riconoscimento del Cln che ha stanziato 15.000 lire per i Gdd e ha invitato una rappresentante dei Gruppi nel Comitato di liberazione.
Irma Bandiera
Edera De Giovanni
Ada Zucchelli
Irma Pedrielli
Gdd
Fronte della gioventù
Cln
Partito comunista
Sap
Gap
distaccamento Irma Bandiera
Agit-Prop dei Gdd bolognesi
- Rapporto con altre organizzazioni
- Organizzazione interna
- Attività
Vittoria Guadagnini "Dina", nacque a Imola (BO) l'01/03/1903. Iscritta al Partito comunista, sin dagli anni Trenta si oppose attivamente al fascismo insieme ad alcune compagne imolesi, tra cui Prima Vespignani (comunista e attiva nell'opposizione durante gli anni del regime fascista, tramite per i collegamenti tra i primi gruppi partigiani dell'Imolese, contribuì alla formazione dei Gdd a Imola e in altri luoghi della provincia di Bologna), Giovanna Zanarini (comunista, fuoriuscita, combattente in Spagna, collaborò con i partigiani e fu attivista dei Gdd a Imola) e Anna Maranini (comunista e attiva nell'opposizione durante gli anni del regime fascista, staffetta e partigiana) con le quali fondò la prima cellula comunista femminile di Imola, ed insieme al marito Roberto Gherardi (comunista, condannato alla reclusione dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato, fuoriuscito prima in Francia e poi in Urss, garibaldino di Spagna, confinato politico, partigiano e vice commissario politico della 36ª brigata Garibaldi, caduto in combattimento, medaglia d'argento al valor militare).
Vittoria Guadagnini mise a disposizione la sua casa come sede di riunioni di dirigenti comunisti e come centro per la diffusione della stampa clandestina, fu attiva nella rete del Soccorso rosso, organizzò manifestazioni di protesta e azioni dimostrative e di propaganda contro il fascismo. A metà degli anni Trenta si trasferì in Urss, dove raggiunse il marito e si diplomò dattilografa. Lavorò alla Scuola leninista internazionale e a Radio Italia e fu delegata al 1° Congresso internazionale femminile. All'inizio degli anni Quaranta Vittoria Guadagnini rientrò in Italia. Fu arrestata e incarcerata per circa un mese, dopodiché la commissione provinciale fascista per i provvedimenti contro gli oppositori la invitò a non interessarsi di politica. Con l'occupazione nazista dell'Italia e la formazione della Repubblica sociale, tra il 1943 e il 1945, Guadagnini prese parte alla Resistenza, contribuendo alla creazione nella provincia di Bologna dei Gruppi di difesa della donna, di cui divenne dirigente provinciale. Diede il suo aiuto all'organizzazione di scioperi come quello delle mondine del giugno 1944 e manifestazioni di donne come quella di Castel Maggiore di inizio settembre 1944 e prese parte a sua volta a diverse manifestazioni come quella di Imola del 29 aprile 1944, nella quale P rima Vespignani venne ferita dai fascisti e Rosa Zanotti e Livia Venturini furono uccise, o quella di Bologna del 3 marzo 1945, detta sciopero del sale.
Vittoria Guadagnini è stata riconosciuta partigiana con il grado di sottotenente.
Informazioni biografiche su Vittoria Guadagnini si trovano in A. Albertazzi, L. Arbizzani, N. S. Onofri, Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919-1945), vol. III, Dizionario biografico D-L, Bologna, Comune di Bologna, Istituto per la storia di Bologna, 1986, pp. 459-460 e on line sul sito Storia e memoria di Bologna a cura del Comune di Bologna [http://www.storiaememoriadibologna.it/guadagnini-vittoria-506228-persona] e sul sito del progetto Biografie di sindacaliste emiliano-romagnole a cura della Fondazione Altobelli [http://www.fondazionealtobelli.it/?post_type=biografia&p=1557]. Una sua testimonianza in cui parla anche dei Gdd bolognesi è in L. Bergonzini, La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti, vol. I, Bologna, Istituto per la storia di Bologna, 1967, pp. 475-478.
Sulle numerose manifestazioni popolari che si svolsero in provincia di Bologna nel corso del 1944 e del 1945 cfr. L. Arbizzani, Azione operaia, contadina, di massa, vol. III de L'Emilia Romagna nella guerra di liberazione, Bari, De Donato, 1975. In molte di queste manifestazioni le donne furono protagoniste.
Irma Bandiera, nata l'8 aprile 1915 a Bologna. Aderì alla Resistenza e fu staffetta della 7ª brigata Gap. Fu catturata dai fascisti nell'agosto 1944 e venne torturata a lungo per estorcerle informazioni sul movimento resistenziale dell'area di Bologna. Il 14 agosto 1944 fu, infine, uccisa non lontano dalla sua abitazione e il suo corpo fu abbandonato per strada come monito e con funzione terroristica per gli oppositori, i partigiani e per tutta la popolazione. Decorata di medaglia d'oro al valor militare alla memoria. Il suo nome fu dato anche alla 1ª brigata Sap attiva a Bologna.
Cfr. T. Rovatti, Via Camicie Nere, Bologna, 14 agosto 1944, in Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia [http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=5241].
Notizie biografiche su Irma Bandiera in A. Albertazzi, L. Arbizzani, N.S. Onofri, Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919-1945), vol. II, Dizionario biografico A-C, Bologna, Comune di Bologna, Istituto per la storia di Bologna, 1985, pp. 102-103, sul sito Storia e memoria di Bologna: http://memoriadibologna.comune.bologna.it/bandiera-irma-478043-persona; e sul sito dell'Anpi nazionale, Donne e uomini della Resistenza: http://www.anpi.it/donne-e-uomini/1184/irma-bandiera
Francesca Edera De Giovanni, nata il 17 luglio 1923 a Monterenzio (BO), aderì alla Resistenza nella zona di Monterenzio. Durante una puntata a Bologna Edera e quattro suoi compagni, tra cui suo zio e il suo fidanzato, vennero arrestati e furono fucilati nei pressi del cimitero della Certosa dalla polizia fascista nella notte fra il 31 marzo e il 1° aprile 1944. Edera De Giovanni fu la prima donna fucilata a Bologna. È stata riconosciuta partigiana.
Cfr. T. Rovatti, Via della Certosa, Bologna, 1° aprile 1944, in Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia [http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=5211].
Notizie biografiche su Edera De Giovanni in A. Albertazzi, L. Arbizzani, N.S. Onofri, Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919-1945), vol. III, Dizionario biografico D-L, Bologna, Comune di Bologna, Istituto per la storia di Bologna, 1986, pp. 36-37, sul sito Storia e memoria di Bologna: http://memoriadibologna.comune.bologna.it/de-giovanni-francesca-edera-478158-persona; e sul sito dell'Anpi nazionale, Donne e uomini della Resistenza: http://www.anpi.it/donne-e-uomini/2471/edera-francesca-de-giovanni.
Irma Pedrielli, "Vilma", nata il 27 marzo 1924 a Calderara di Reno (BO), residente a Bologna. Partigiana nella 7ª Gap con il ruolo di staffetta impegnata nel servizio collegamento e informazioni. Fu catturata, grazie ad una delazione, dai fascisti della Brigata nera insieme ad altri due componenti di una squadra della 7ª Gap in una base in via Ponte Romano a Bologna. Lei Ada Zucchelli e Roveno Marchesini furono portati alla caserma Borgolocchi, dove furono interrogati e torturati; infine il 19 settembre 1944 vennero condotti al poligono di tiro di Bologna per essere fucilati.
Cfr. T. Rovatti, Poligono di tiro Bologna, 19 settembre 1944, in Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia [http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=5249] e Donne della Resistenza bolognese. I luoghi e le forme della presenza, percorso Partigiane e Staffette, via Ponte Romano: http://donnedellaresistenzabolognese.it/percorso.php?id=4#/places/28/detail. Notizie biografiche in L. Arbizzani, N.S. Onofri, Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel Bolognese (1919-1945), vol. IV, Dizionario biografico M-Q, Bologna, Comune di Bologna, Istituto per la storia di Bologna, 1995, p. 599-600 e in Storia e memoria di Bologna http://memoriadibologna.comune.bologna.it/pedrielli-irma-478394-persona.
Ada Zucchelli, nata il 25 febbraio 1917 a Calderara di Reno (BO), residente a Bologna. Partigiana nella 7ª Gap con il ruolo di staffetta impegnata nel servizio collegamento e informazioni. Fu catturata, grazie ad una delazione, dai fascisti della Brigata nera insieme ad altri due componenti di una squadra della 7ª Gap in una base in via Ponte Romano a Bologna. Lei, suo nipote Roveno Marchesini e Irma Pedrielli furono portati alla caserma Borgolocchi, dove furono interrogati e torturati; infine il 19 settembre 1944 vennero condotti al poligono di tiro di Bologna per essere fucilati.
Cfr. T. Rovatti, Poligono di tiro Bologna, 19 settembre 1944, in Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia [http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=5249] e Donne della Resistenza bolognese. I luoghi e le forme della presenza, percorso Partigiane e Staffette, via Ponte Romano: http://donnedellaresistenzabolognese.it/percorso.php?id=4#/places/28/detail. Notizie biografiche in L. Arbizzani, N.S. Onofri, Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel Bolognese (1919-1945), vol. V, Dizionario biografico R-Z, Bologna, Comune di Bologna, Istituto per la storia di Bologna, 1998, p. 722 e in Storia e memoria di Bologna http://memoriadibologna.comune.bologna.it/zucchelli-ada-478543-persona.