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«La voce delle donne», a. I, n. 1, 20 dicembre 1944
Il primo articolo dal titolo "L'ora della nostra liberazione è vicina, sta a noi di impedire la realizzazione dei criminosi piani nazi-fascisti. Affrettiamo l'ora della nostra vittoria" afferma che la lotta di liberazione è entrata nella fase finale, che l'avanzata alleata progredisce rapidamente e che presto i nazisti e i fascisti saranno sconfitti. Denuncia le violenze, le morti, le spoliazioni e le distruzioni commesse da tedeschi e fascisti. Incita le donne ad unirsi ai Gruppi di difesa della donna e a formare con i partigiani combattenti e con gli altri organismi di massa un blocco compatto per dare inizio all'insurrezione popolare, sconfiggere definitivamente i nemici e liberare le città e l'Italia. Le donne devono insorgere, prendere le armi, partecipare alla lotta per amor di patria, per amore verso i figli e verso i mariti, per conquistare il diritto a «vivere libere e rispettate» perché ogni giorno di guerra e di dominio nazista e fascista in meno significa vite salvate e meno distruzioni. Gli esempi da imitare sono quelli delle eroine del Risorgimento e della lotta di liberazione. Le donne devono dimostrare di non essere «seconde a nessuno» e che con il loro «operato» hanno «meritato la stima de[gli] uomini e di tutto il mondo», hanno «riscattato degnamente i [loro] diritti e conquistato il posto che [...] compete [loro] nella futura società democratica popolare».
L'articolo "Lottiamo contro i rastrellamenti" è uno sprone ad opporsi ai rastrellamenti di manodopera e alle razzie dei tedeschi e dei fascisti, e alle devastazioni che li accompagnano. Le donne devono fare il possibile per salvare gli uomini, non nascondendoli, ma incitandoli a lottare, manifestando in strada e nelle piazze, rafforzando i Gdd, entrando nelle formazioni sappiste, impugnando le armi.
Il terzo articolo parla de "Il riconoscimento da parte del Cln provinciale della nostra org[anizzazione]", ossia dei Gdd, «come vero e unico organismo che inquadra e deve inquadrare tutte le forze femminili della nazione per guidarle, oggi, alla eroica lotta di liberazione e, domani, alla difficile opera di ricostruzione morale e materiale della Nazione». Questo riconoscimento e l'appoggio materiale dato dal Cln provinciale di Bologna ai Gdd bolognesi «conferma la giusta e sana via da seguire politica [sic], intrapresa dalle donne, ormai numerosissime, inquadrate nei "Gruppi"», le spinge a sviluppare ulteriormente l'organizzazione e conferisce a loro e ai Gdd una maggiore «responsabilità nel quadro dell'attuale immane lotta e di tutti gli sviluppi politici, sociali ed economici» dell'Italia. Le donne organizzate nei Gdd e tutte le altre «sentono l'orgoglio e la responsabilità di questo grande passo compiuto verso la completa emancipazione sociale della donna nel quadro della rinnovata vita Nazionale: nel quadro della democrazia progressiva».
Il numero del giornale ospita un elogio indirizzato ai Gdd dal comando del II raggruppamento Sap (Alberani), il quale «segnala la febbrile e fruttuosa attività che il Gruppo di Difesa della Donna di Malalbergo svolge a favore delle SAP» e lancia un appello a tutti i Gdd della città e della provincia perché seguano l'esempio delle donne di Malalbergo e affianchino i partigiani costituendo delle squadre di sappiste. Il comitato bolognese dei Gruppi di difesa fa seguire all'appello del comando del II raggruppamento Sap un messaggio rivolto a tutti i Gruppi, che invita a imitare l'esempio del Gdd di Malalbergo, a rafforzare l'organizzazione dei Gruppi di difesa e a creare squadre di gappiste e di sappiste. Il messaggio si chiude dicendo: «nella misura che noi [sic] oggi contribuiamo efficacemente nella lotta di Liberazione Nazionale, noi dimostreremo di aver acquistato quella maturità politica necessaria onde permetterci, domani, di occupare il degno posto, a fianco [dei] nostri uomini, nella ricostruzione politica, economica e sociale del nostro Paese».
La sezione "Vita dei Gruppi" presenta due esempi dell'attività svolta dai Gdd: la visita alle tombe dei partigiani e delle partigiane morti il 2 novembre 1944, per omaggiarle con fiori e dediche, nonostante i divieti e la sorveglianza dei fascisti; e il caso di tre madri di partigiani impiccati che hanno staccato i corpi dei figli dalle forche e li hanno trasportati al cimitero per seppellirli.
L'articolo "Contro gli affamatori del popolo" elenca alcune delle manifestazioni di piazza portate avanti a ottobre e novembre 1944 dalle donne in provincia di Bologna, manifestazioni durante le quali le donne hanno protestato per ottenere razioni alimentari, entrando negli uffici comunali per fare pressione sulle autorità o facendo irruzione nei magazzini per prelevare i viveri che hanno poi distribuito alla popolazione. Queste manifestazioni sono un atto contro la guerra e i piani fascisti e nazisti per distruggere l'Italia e affamare la popolazione.
L'ultimo articolo si intitola "Prepariamo la befana del partigiano" e invita le donne di Bologna e provincia a far sentire il loro affetto ai partigiani durante la festa della Befana mediante la raccolta di viveri, vestiti e denaro per i combattenti, come è stato fatto alcune settimane prima con la "Settimana del partigiano" da donne di San Giorgio di Piano, Baricella, Minerbio, Malalbergo, San Giovanni in Persiceto e altre località della provincia di Bologna.
Gdd
Fronte della gioventù
Gap
Sap
Partigiani
Corpo volontari della libertà
Cln
Gdd di Malalbergo
II raggruppamento Sap Alberani
- Rivendicazioni economiche
- Rivendicazioni sociali
- Rivendicazioni politiche
- Questione femminile
- Rapporto con altre organizzazioni
- Organizzazione interna
- Attività
«La voce delle donne» era l'organo di stampa del comitato centrale bolognese dei Gruppi di difesa della donna. Veniva edito a Bologna nella stamperia del comitato dei Gdd.
Il numero è edito in L. Arbizzani, La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti, vol. II, La stampa periodica clandestina, Bologna, Istituto per la storia di Bologna, 1969, pp. 923-928.