Scheda documento torna alla ricerca

«La voce delle donne», a. II, n. 1, 26 gennaio 1945

Descrizione

L'articolo "Lo sfacelo della Germania", che apre il numero, sollecita le donne ad intensificare la lotta, a rinsaldare i Gruppi di difesa e a lottare con decisione per accelerare la fine della guerra ormai vicina come mostrano i progressi degli Alleati a Ovest e soprattutto quelli dell'Armata Rossa all'Est.

Il secondo articolo si intitola "Lottare dobbiamo contro la fame, il freddo ed il terrore nazi-fascisti" e si rivolge alle madri e alle spose che conoscono bene le difficoltà che sono costrette ad affrontare a causa della guerra per sfamare la famiglia, per reperire il combustibile per il riscaldamento. La colpa è dei tedeschi e dei fascisti che li appoggiano, e le donne bolognesi devono intensificare la lotta già dura contro di loro, combattendo «contro la fame esigendo dalle autorità cittadine e locali la distribuzione dei grassi, la pasta, il riso, lo zucchero [...], il sapone e il sale [...] contro il freddo esigendo la distribuzione dei vestiti, delle scarpe, delle coperte e quella del carbone e della legna [...] contro il terrore nazi-fascista che infierisce bestialmente contro inermi cittadini, stimati professionisti, scienziati, preti, donne, giovanette, bambini ancor poppanti, onesti lavoratori ed i nostri figli migliori. Per lottare è necessario che tutte le donne di qualsiasi fede politica e credo religioso e le senza Partito si organizzino nei "Gruppi di Difesa della Donna", in lotta tutte unite e compatte, manifestino in massa nelle strade e sulle piazze esigendo dalle autorità cittadine e locali l'immediata soddisfazione dei loro indispensabili bisogni». Se ciò non bastasse le donne dovranno assaltare i magazzini, aprirli e distribuirne il contenuto alla popolazione appoggiate e protette dai partigiani, dai lavoratori e dal Cln.

"Disprezzo e odio ai tedeschi" condanna le donne che hanno rapporti sessuali e relazioni con i tedeschi. I Gdd chiedono alle donne bolognesi di avere «un contegno irreprensibile nei riguardi dei soldati tedeschi [...] fatto di dignitosa fierezza» e di «disprezzare queste femmine svergognate che si abbassano al punto di cadere nelle braccia dei nostri tiranni» per farle vergognare e portarle a redimersi, ritrovando almeno la dignità di italiane se non quella di donne. I tedeschi sono gli assassini degli italiani, sono coloro che depredano il paese, rubando tutto agli italiani. Per loro le donne devono avere «disprezzo e odio»; le donne devono dare il loro amore e il loro sostegno ai partigiani.

In "Un colono di Sesto racconta" l'autrice, che si firma "Una patriota", descrive cosa accade nei pressi del fronte alla popolazione italiana costretta ad abbandonare le case, requisite o distrutte dai tedeschi, derubata dai nazisti che le portano via ogni bene, obbligata a stare sotto le bombe e le cannonate dal fronte dai nazisti che pretendono per loro i rifugi. Questo stato di cose che, in un primo momento, genera tristezza e dolore deve essere fonte di «uno spirito di ribellione» e trasformare il dolore in forza e volontà di lottare contro i nazisti e i fascisti. Le donne bolognesi sono chiamate a seguire il programma dei Gruppi di difesa, ad entrare nei Gdd e a fare la loro parte negli scioperi, nelle dimostrazioni di piazza, nell'aiuto ai partigiani, nei gruppi femminili di Sap e Gap. Attraverso la lotta le donne conquisteranno la libertà e i «diritti di spose, di madri e di cittadine italiane».

L'articolo "Sorrisetti di scherno", firmato da "Un'impiegata", è una critica alle ragazze che non si interessano della lotta di liberazione e che dimostrano di essere superficiali. Contro la modernità della «frivolezza» e della «civetteria» le donne impegnate nella lotta di liberazione [non è scritto, ma sono evidentemente quelle organizzate nei Gdd], sono sollecitate dall'articolo a «istituire una nuova "modernità"» che «dovrebbe esprimere una intelligenza aperta a tutte le manifestazioni della vita moderna, uno spirito pronto ad abbracciare tutti gli avvenimenti che costituiscono la storia e che, intesi nel loro intimo valore, possono formare la mente e darci la piena coscienza della vita che si svolge intorno a noi e che noi viviamo e la chiara consapevolezza dei nostri propositi per l'avvenire del nostro popolo e quindi anche di noi stesse». Le ragazze frivole devono essere ricondotte dalle altre a prendere atto che la vita vera è quella fuori dai «salotti» e dai «caffè» e che devono impegnarsi nella lotta contro i fascisti e i nazisti.

Chiude il numero uno scritto firmato "Una madre cattolica" che prende spunto dal racconto di alcuni soldati tedeschi che danno la "Farina ai cavalli" - questo il titolo - per parlare delle spoliazioni e delle ruberie, delle uccisioni commesse dai nazisti per sfogare «il loro istinto bestiale e sanguinario», «per soddisfare un barbaro spirito di saccheggio, di rapina, di distruzione». Il testo cita come esempio esplicito l'assassinio del professor Pietro Busacchi, pediatra bolognese ucciso dalle Brigate nere che hanno cercato di addossare la colpa ai gappisti. Tedeschi e fascisti non possono continuare ancora a compiere queste violenze «perché le donne bolognesi che già hanno gridato il loro basta, che da mesi combattono con eroismo contro l'affamamento, le razzie, le deportazioni, i saccheggi e le distruzioni e che a decine si contano le eroine e le martiri cadute per la liberazione della Patria, si preparano ad insorgere tutte compatte ed unite e, coscienti della loro forza, rinnoveranno, unite ai loro uomini, le eroiche gesta dell'8 agosto 1848 per scacciare i criminali nazi-fascisti dalla nostra città ed inseguirli e sterminarli nella loro tana».


Autore Comitato centrale bolognese dei Gruppi di difesa e per l'assistenza ai combattenti della libertà
Luogo Bologna e provincia

Tipologia altro - periodico
Estremi cronologici 26/01/1945

Persone citate

Pietro Busacchi

Enti citati

Cln
Gap
Sap
Fronte della gioventù
Gdd
Comitati popolari
Volontari della libertà
Camera del lavoro


Soggetti
  • Rivendicazioni economiche
  • Rivendicazioni sociali
  • Rivendicazioni politiche
  • Questione femminile
  • Rapporto con altre organizzazioni
  • Organizzazione interna
  • Attività
Specifica per soggetti

Note

«La voce delle donne» era l'organo di stampa del comitato centrale bolognese dei Gruppi di difesa della donna. Veniva edito a Bologna nella stamperia del comitato dei Gdd.

Il numero è edito in L. Arbizzani, La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti, vol. II, La stampa periodica clandestina, Bologna, Istituto per la storia di Bologna, 1969, pp. 929-934.

Pietro Busacchi, nato il 29 settembre 1882 a Crespellano (BO), pediatra antifascista, fu ucciso dalle brigate nere il 21 novembre 1944, insieme ad altri esponenti del mondo delle professioni bolognese per punire le classi socialmente vicine al fascismo per non avere aderito alla Rsi. Il suo corpo fu abbandonato per strada non lontano dalla sua abitazione. Notizie biografiche in A. Albertazzi, L. Arbizzani, N.S. Onofri, Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919-1945), vol. II, Dizionario biografico A-C, Bologna, Comune di Bologna, Istituto per la storia di Bologna, 1985, p. 375 e in Storia e memoria di Bologna: http://www.storiaememoriadibologna.it/busacchi-pietro-478619-persona. Sull'uccisione di Busacchi cfr. in Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia T. Rovatti, Via Camicie nere, Bologna, 21 novembre 1944 [http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=5257].

Allegato Nessun allegato

Ente di conservazione Fondazione Gramsci Emilia-Romagna

Fondo archivistico Partito comunista italiano, Triumvirato insurrezionale Emilia-Romagna, Periodici
Segnatura b. 3, fasc. 23

Note di provenienza archivistica