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«Noi donne», n. 2, febbraio 1945

Descrizione

Il n. 2 del febbraio 1945 è dedicato alla giornata internazionale della donna dell'8 marzo.
L'articolo di apertura si intitola appunto "8 marzo giornata internazionale delle donne". L'8 marzo sarà celebrato dalle donne di tutte le nazioni in guerra e che hanno conosciuto l'occupazione nazista come una giornata di giubilo per la prossima fine del conflitto e per la sconfitta dei tedeschi. Le donne italiane «dell'Italia liberata manifesteranno pubblicamente la loro gioia per la prossima liberazione di tutta la nazione, porranno le loro giuste rivendicazioni, faranno sentire liberamente quali siano le aspirazioni delle masse femminili, ringrazieranno il governo democratico Italiano per il voto che ci è stato concesso. Noi, donne dell'Italia occupata, dovremo fare di questo giorno ancora un giorno di lotta, essenzialmente di lotta contro l'invasore ed i traditori fascisti per affermare la nostra volontà di essere presenti, più che mai, nei ranghi dei patrioti che combattono tenacemente per liberare per sempre la nostra Patria. Agiteremo, anche noi, tutte le rivendicazioni femminili immediate, agiteremo le rivendicazioni contro la fame e il freddo e le violenze nazifasciste. In questo giorno, ricorderemo tutte le nostre magnifiche donne cadute eroicamente sulla breccia, ricorderemo le combattenti che lottano clandestinamente, che sfidano ogni giorno la deportazione, il carcere, le torture ed anche la morte senza mai scoraggiarsi di fronte ai disagi ed ai pericoli. Ricorderemo le donne di tutte le nazioni che, in ogni modo, con l'azione, con la propaganda o con l'agitazione hanno partecipato alla lotta popolare contro ogni tirannide. Ma le donne dell'Italia ancora occupata penseranno pure all'avvenire. Esse sanno che domani la nazione chiederà l'aiuto di tutti i suoi figli per la ricostruzione di questa povera Patria [...]. Esse sanno che domani gli italiani si troveranno di fronte a vari problemi alla cui soluzione le donne dovranno dare la loro attiva partecipazione. Si tratterà di distribuire equamente i pochi viveri che avremo, di dedicare in modo speciale le nostre cure ai bimbi che già tanto hanno sofferto in questi anni di guerra. Alla soluzione dei problemi che interessano la maternità e l'infanzia, la casa, la scuola, le questioni igieniche e sanitarie noi dovremo portare il nostro aiuto e la nostra competenza. Le forze femminili, riunite nei Gruppi di Difesa della Donna, che oggi offrono il loro contributo di sacrifici, di rischi e di fatiche alla lotta clandestina, saranno pronte domani a impegnare tutte le loro energie per la risoluzione di questi problemi che permetteranno l'avvento di una società migliore».

Nel numero viene riprodotto il testo di un volantino diffuso dai Gdd in occasione della concessione del voto alle donne da parte del governo italiano guidato da Ivanoe Bonomi. Nel testo, rivolto alle donne italiane, si legge che «è stato, finalmente, riconosciuto alla donna italiana il diritto e la capacità di partecipare alla vita politica del paese e questo è un diritto che esse si sono conquistate partecipando a tutte le lotte popolari contro i tedeschi e i fascisti, prendendo parte attiva alla guerra di liberazione Nazionale. Il significato di questa conquista non va solo interpretato nel fatto che d'ora innanzi le donne potranno deporre il loro voto nell'urna, ma in modo molto più profondo. D'ora innanzi le donne italiane potranno far sentire la loro voce su tutti i problemi che riguardano gli italiani e la vita della nazione [...] le donne tutte non saranno più soltanto delle esecutrici di ordini, ma collaboreranno alla direzione dello stato in tutti i rami della sua attività. Questo [...] è il primo passo verso la conquista di tutte le rivendicazioni femminili». Il volantino afferma poi che con i diritti arrivano anche dei doveri e dei compiti che le donne devono prepararsi ad assolvere: le questioni che interessano la maternità e i bambini, la casa, la scuola e l'educazione, l'alimentazione, le questioni sindacali femminili dovranno vedere l'intervento delle donne per la loro soluzione. Il volantino si chiude con un appello alle donne a dimostrare ancora una volta la loro «maturità politica, il [loro] amore per la Patria partecipando [...] all'ultima battaglia» per cacciare dall'Italia i tedeschi e lottare contro i fascisti, non solo armi alla mano, ma anche contrastando la fame e il freddo, impedendo le razzie di prodotti e le deportazioni, assaltando i magazzini di viveri. «Dopo, nel nuovo clima dell'Italia libera, anche [le donne], unite a tutto il popolo, [si] prepare[ranno] a gettare le basi per un regime di vera libertà e di vera democrazia».

L'articolo che segue il volantino si intitola "La donna nella scuola nuova" e tratta dell'impegno che le donne dovranno avere nel campo dell'educazione dopo la liberazione dell'Italia. Tra i compiti che le donne si pongono per la ricostruzione c'è quello di «rifare la scuola italiana, di ridare ad essa libertà e dignità, presupposti inderogabili alla vita di ogni popolo civile». Fascismo e guerra hanno comportato «un tragico sconvolgimento di valori, [...] una terribile opera di corruzione di tutte le coscienze giovanili, compiuta da dirigenti in malafede, aiutata da educatori fascisti vili e inetti». Le donne pretendono per i figli «una vera educazione culturale, morale, spirituale, che li sollevi per sempre dalle tristezze dell'ora presente, che li abitui ad operare il bene in un ambiente sereno e dignitoso». La scuola dovrà essere «veramente popolare» e ispirarsi «ai principi della democrazia, base della nuova vita sociale; una scuola di ampio respiro, aperta ad ogni manifestazione del progresso. Le donne, come insegnanti, dovranno intendere l'insegnamento come «la continuazione e l'estensione della propria opera nell'ambito della famiglia [e] portare una nota di gentilezza e di amore nelle tenere coscienze, inaridite dalla violenza e dalle brutalità della guerra». Dovranno «contribuire dalla sensibilità propria delle donne, a far sì che la cultura non sia intesa come erudizione esteriore e formale, ma come mezzo di elevazione spirituale e morale, che potenzi al massimo le facoltà individuali, pur armonizzandole e subordinandole al rispetto della collettività. Naturalmente per poter esplicare questa attività, la donna dovrà sentirsi pienamente libera, sia come studente che come educatrice. Bisognerà abbattere tutti gli ostacoli che la società d'oggi ha drizzato sul suo cammino: essa dovrà poter insegnare, indipendentemente da considerazioni di sesso, in tutti gli ordini di studi, inferiori e superiori, qualora le sue capacità le permettano di affrontare tale compito; dovrà poter accedere a qualsiasi carriera, letteraria e scientifica, senza il timore (presente e vivo oggi in molte donne) di vedersi in seguito boicottata e respinta nella sua attività di professionista solo perché donna; dovrà insomma sentire che solo alla sua serietà e alla sua intelligenza sono affidate le possibilità di riuscita nella via che si è liberamente scelta». Nell'Italia postbellica le scuole dovranno quindi essere aperte alle donne sia come studentesse che come insegnanti. «Questo sarà il modo migliore per dare alla società futura un assetto più stabile, libero finalmente da stolti pregiudizi e da chiuse incomprensioni».

L'articolo "Figure femminili che hanno occupato od occupano un posto preminente in campo internazionale" dall'Italia - dove il fascismo ha impedito la manifestazione dell'intelligenza femminile e ha costretto le donne «ad una miseria intellettuale e spirituale» negando loro la libertà che è «il presupposto necessario, indispensabile per la formazione della personalità umana e per le libere manifestazioni dell'intelletto» - rivolge lo sguardo ai paesi «dove le donne emergono per la loro attività [...] quelli a base profondamente democratica dove esse godono della più ampia libertà sociale». L'esempio principe che «Noi donne» porta è quello dell'Unione Sovietica e di alcune sue figure femminili, come la moglie di Lenin, Nadezhda Krupskaya, che è stata dirigente del partito comunista e ha assunto l'incarico del ministero dell'educazione, e Alexandra Kollontai, ambasciatrice dell'Unione Sovietica in Svezia. Altre donne note citate dall'articolo sono Ellen Wilkinson, componente del governo inglese, il premio Nobel francese Irène Curie che è anche una antifascista e ha fatto parte del governo del Fronte popolare, Clara Zetkin, impegnata nelle lotte femminili in Germania prima dell'avvento di Hitler al potere, le spagnole Dolores Ibarruri, la Pasionaria, deputata in Spagna e impegnata in difesa della repubblica nella guerra civile spagnola, e Margarita Nelken, femminista, socialista e deputata spagnola, la moglie del presidente degli Stati Uniti Eleanor Roosevelt, impegnata per i diritti delle donne negli Stati Uniti e nel mondo che ha mandato un messaggio alle donne italiane per felicitarsi dell'ottenimento del voto, e la moglie di Chiang Kai-shek che viene definita una «finissima diplomatica». Anche in Italia ci sono donne che sono state importanti e sarebbero state importanti se il fascismo non avesse costretto le donne in condizione di inferiorità. L'articolo ricorda Argentina Altobelli, dirigente della Federterra, Alessandrina Ravizza, Linda Malnati e Carlotta Clerici impegnate a Milano nel campo umanitario e filantropico. In questo momento di guerra le donne italiane possono aggiungere all'elenco i nomi delle partigiane uccise e seguendo il loro esempio le donne promettono di impegnarsi nella «lotta per la liberazione della patria, premessa necessaria per un domani migliore che ci renderà possibili tutte le affermazioni».

"Le donne alla conquista dei loro diritti sindacali" affronta il tema del lavoro femminile e parla del primo convegno sindacale di donne promosso dall'Unione donne italiane a Roma a cui hanno partecipato le rappresentanti dell'Udi e un centinaio di rappresentanti delle organizzazioni sindacali di categoria. Nel convegno vengono approvati ordini del giorno relativi all'applicazione del principio di rappresentanza proporzionato al numero delle lavoratrici nelle commissioni interne alle aziende e nei sindacati di categoria; alla creazione di uffici presso Cgil e Camere del lavoro retti da donne che si occupino dei problemi del lavoro femminili; alla corresponsione dell'indennità di carovita e all'estensione della qualifica di capofamiglia alle donne se nubili o vedove e se hanno elementi familiari a carico. Si richiedono la riduzione del periodo di apprendistato, la creazione di nidi aziendali, la partecipazione delle donne al controllo sulle cooperative e sulle mense, supplementi alimentari per lavori pesanti come quelli dati agli uomini.

Segue la rubrica "Le donne in lotta" che riporta diversi episodi di proteste, azioni, astensioni dal lavoro, manifestazioni che hanno per protagoniste le donne a Milano e in Lombardia.

Il numero pubblica in chiusura un "Encomio alla gappista Gianna di Parma" per aver salvato un partigiano e importanti documenti durante un rastrellamento.


Autore Gruppi di difesa della donna e per l'assistenza ai combattenti della libertà
Luogo

Tipologia altro - periodico
Estremi cronologici 00/02/1945

Persone citate

Ivanoe Bonomi
Nadezhda Krupskaya (moglie di Lenin, dirigente di partito e ministro dell'educazione)
Alexandra Kollontai (rivoluzionaria russa, ambasciatrice dell'Urss in diversi paesi sotto il regime di Stalin)
Clara Zetkin (socialdemocratica e poi comunista tedesca, parlamentare durante la Repubblica di Weimar)
Ellen Wilkinson (laburista inglese, componente del governo britannico in guerra e immediatamente dopo il conflitto fino alla sua morte)
Irène Curie (chimica, premio Nobel, antifascista francese, componente del governo del Fronte popolare)
Dolores Ibarruri (deputata spagnola prima del franchismo, dirigente del Partito comunista spagnolo, impegnata nella guerra civile)
Margarita Nelken (intellettuale e scrittrice femminista, deputata al parlamento spagnolo per il partito socialista)
Eleanor Roosevelt (moglie del presidente degli Stati Uniti Roosevelt)
Song Meiling (moglie di Chiang Kai-shek)
Chiang Kai-shek
Adolf Hitler
Carlotta Clerici (milanese impegnata in campo filantropico)
Linda Malnati (milanese impegnata in campo filantropico)
Alessandrina Ravizza (milanese impegnata in campo filantropico)
Argentina Altobelli (dirigente della Federterra)
Maddalena Secco (operaia tessile rappresentante delle lavoratrici nella Confederazione generale del lavoro formatasi nell'Italia libera)
Laura Lombardo Radice (antifascista, partigiana, attiva anche dopo la guerra nel Pci e nell'Udi)
Gianna (partigiana parmense)

Enti citati

Udi
Cgil
Camere del lavoro
Federterra
Gdd


Soggetti
  • Rivendicazioni economiche
  • Rivendicazioni sociali
  • Rivendicazioni politiche
  • Questione femminile
  • Rapporto con altre organizzazioni
  • Organizzazione interna
  • Attività
Specifica per soggetti

Note

Si tratta probabilmente di una bozza dattiloscritta proveniente dal centro per la riproduzione e la diffusione locale. Sul frontespizio oltre al sommario con l'ordine degli articoli si legge l'indicazione: «Riproducetelo a stampa, con ciclostile, con macchina da scrivere, in tutti i modi e diffondetelo soprattutto fra le donne. Se non vi sarà possibile riprodurlo tutto, riproducete almeno gli articoli più importanti anche isolatamente, mettendo sempre l'indicazione "NOI DONNE".

Allegato Nessun allegato

Ente di conservazione Fondazione Gramsci Emilia-Romagna

Fondo archivistico Partito comunista italiano, Triumvirato insurrezionale Emilia-Romagna, Periodici
Segnatura b. 3, fasc. 8

Note di provenienza archivistica