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«Noi donne», n. 3, giugno 1944
"Le donne di Parma insegnano. Difendiamo i nostri figli e le nostre case" apre il numero di giugno 1944 citando l'esempio di una manifestazione imponente delle donne di Parma per liberare 35 partigiani già condannati a morte, manifestazione che ha avuto successo. Le donne di tutta Italia devono seguire questo esempio, impedire le deportazioni e i trasferimenti di manodopera in Germania (cita l'esempio delle proteste delle donne e degli operai modenesi), le fucilazioni di renitenti (l'articolo cita anche il fallimento del bando di chiamata alle armi della Rsi che poneva nel 25 maggio la scadenza dopo la quale fascisti e tedeschi sarebbero intervenuti nel modo più duro per reprimere chi non si è presentato), per impedire gli sfollamenti forzati.
"I nostri uomini devono andare tra i partigiani" fa appello alle donne affinché salvino i renitenti alla chiamata della Repubblica sociale e i ricercati facendoli aderire alle formazioni partigiane. Far crescere le formazioni partigiane significa accorciare la guerra. Gli uomini che si uniscono ai partigiani combattono «per una causa giusta»; finita la guerra torneranno a casa «con una nuova fede nella vita, con un entusiasmo che ridarà loro la fiducia nelle proprie forze, gioia di vivere e volontà di lavoro. Ritorneranno liberi; consci del loro valore e della loro responsabilità, decisi a ricostruire le nostre case distrutte e le nostre speranze soffocate dal terrore. Se dobbiamo affrontare un'altro periodo di guerra, sia questa guerra finalmente la nostra, per la nostra liberazione».
"Impiegate e operaie unite per la lotta e per la liberazione nazionale", che è firmato da una donna che lavora come impiegata, si rivolge alle impiegate che non hanno ancora formato i Gruppi di difesa della donna e non hanno ancora messo il loro massimo impegno nella lotta contro nazisti e fascisti e contro la loro guerra. L'articolo le invita ad aderire ai Gdd e a unirsi alle operaie e agli operai negli scioperi e nelle astensioni dal lavoro perché «la liberazione e l'indipendenza del popolo italiano [...] è [sic] una cosa sola con il miglioramento delle condizioni di vita di tutti i lavoratori».
"Dove andremo a finire col continuo aumento dei prezzi?" firmata da una massaia è una denuncia e una protesta contro gli aumenti dei prezzi.
"Passarono i barbari tedeschi" è il testo di una canzone o di una poesia sugli avvenimenti in Val di Pesio, Vigna e San Bartolomeo in Piemonte, dove in seguito ad un rastrellamento i tedeschi hanno catturato e portato via gli uomini e violentato le donne.
"Anche le donne cattoliche devono partecipare alla lotta di liberazione nazionale" afferma che «il fascismo ha offeso il sentimento religioso in ogni sua manifestazione, principalmente inculcando nei giovani il mito della violenza, dell'aggressione, della forza bruta», cioè l'opposto di quanto prevede la «morale cristiana». Le donne cattoliche vogliono la pace, la sicurezza per le proprie famiglie e le proprie case come tutte le altre donne. Per ottenere questo ora bisogna lottare tutte unite e anche le donne cattoliche devono quindi prendere parte alla lotta contro nazisti e fascisti entrando a far parte dei Gruppi di difesa della donna. L'articolo chiude con una citazione di monsignor Svetozar Ritig, sacerdote croato impegnato nella lotta dell'esercito di liberazione Yugoslavo al fianco di Tito.
"Dalla doppia schiavitù alla liberazione femminile" affronta il tema del carico di lavoro doppio che grava sulle donne lavoratrici che devono anche occuparsi della famiglia e della casa. Nell'Italia postbellica questa situazione dovrà trovare una soluzione e alla donna dovrà essere «assicurato un tenore di vita che non diminuisca le sue capacità fisiche e favorisca il suo sviluppo intellettuale». Per fare ciò è necessario che le donne partecipino alla lotta contro nazisti e fascisti. Scrive «Noi donne»: «Se nella società di domani la donna dovrà partecipare con maggiore intensità e attività al ciclo produttivo e alla vita tutta della Nazione, sarà necessario che oggi la donna partecipi alla conquista di questa società di domani nella quale essa sarà liberata, attraverso una razionale distribuzione del lavoro, del peso delle faccende domestiche, almeno da quelle che sono più gravose e pesanti [secondo] la concezione più nobile della donna che è compagna dell'uomo nella gioia del lavoro come nella gioia del riposo. E allora anche per noi si aprirà una vita più bella e più libera: anche noi potremo partecipare, dopo le ore di lavoro nell'officina, nella fabbrica, nello studio, alla vita culturale e politica di tutto il paese: potremo aprire la nostra mente a nuove conoscenze formarsi [sic] una coscienza più sana e quindi più morale: e, cosa più importante di tutte, trasmettere ai nostri figli questa nuova coscienza, questo nuovo senso di vita che conosce accanto al travaglio lieto del lavoro le gioie del riposo e di una sana ricreazione».
La rubrica "Le donne in lotta" raccoglie una serie di notizie su diverse manifestazioni, proteste e azioni delle donne in diverse zone d'Italia; in particolare in questo numero sono citate diverse manifestazioni organizzate in provincia di Bologna.
La rubrica "Vita dei Gruppi" raccoglie notizie su iniziative dei Gdd come corsi di infermiera, creazione di comitati di assistenza per gli arrestati e le loro famiglie, corsi di studio, gruppi di ricamo e cucito per confezionare indumenti per i partigiani.
Il numero si chiude con un elenco di sottoscrizioni a favore dei Gdd.
Svetozar Ritig
Gdd
- Rivendicazioni economiche
- Rivendicazioni sociali
- Rivendicazioni politiche
- Questione femminile
- Rapporto con altre organizzazioni
- Organizzazione interna
- Attività
Si tratta probabilmente di una bozza dattiloscritta proveniente dal centro per la riproduzione e la diffusione locale.
Sui fatti di Chiusa Pesio cfr. in Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia M. Calandri, Chiusa Pesio, 8-12 aprile 1944 [http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=954].