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«Noi donne», n. 2, maggio 1944
Nell'articolo "Il nostro governo" le donne dei Gdd salutano con gioia il nuovo governo costituitosi nell'Italia liberata con il concorso di tutti i partiti antifascisti. I Gdd si compiacciono del fatto che tutti i partiti del Cln abbiano accolto le tesi proposte da Palmiro Togliatti nel discorso tenuto a Salerno per riunire tutti i partiti contro fascismo e nazismo, rimandando a dopo la fine della guerra ogni decisione sulla questione istituzionale. Compito del nuovo governo è impegnarsi per arrivare il prima possibile alla liberazione di tutta l'Italia e alla fine della guerra. Il governo sosterrà la lotta dei partigiani anche con aiuti in viveri, indumenti e armi. Nell'Italia liberata il governo darà avvio ai lavori di ricostruzione delle infrastrutture distrutte da fascisti e nazisti. «Sarà il ritorno della civiltà e del lavoro» in attesa delle riforme di tipo economico e sociale che dovranno essere avviate dopo la guerra, come ha dichiarato Togliatti. Le donne devono appoggiare il nuovo governo, che è il governo di tutta l'Italia, e partecipare alla lotta dei partigiani (mobilitando le masse femminili, protestando per far liberare gli arrestati, mettendosi a disposizione delle forze partigiane combattenti, facendo le infermiere, formando delle partigiane, ...) per arrivare quanto prima alla liberazione.
"Non la resa ma la lotta per la vittoria" parla del decreto di chiamata alle armi della Repubblica sociale che promette perdono a chi si presenta e invita le donne a prestare attenzione alla propaganda fascista che cerca di convincere le madri e le mogli a far presentare i propri cari. L'articolo mette in guardia le donne dalla trappola che si cela dietro il bando secondo «Noi donne»: la razzia degli uomini rientrati nelle loro case per mandarli in guerra. I Gdd incitano le donne a non cedere e a spingere i propri uomini a non presentarsi e ad unirsi ai partigiani.
"Un esempio da imitare" cita due casalinghe che hanno venduto dei loro beni per raccogliere denaro per i partigiani; le due donne vanno imitate.
Segue il testo dell'"Inno delle donne d'Italia" da cantare sulla musica dell'Inno di Garibaldi.
"Le donne sovietiche per la difesa della patria" si apre con una citazione di Stalin e poi descrive le attività delle donne dell'Urss per sostenere la lotta contro il nazismo. Non solo sostituiscono gli uomini nei campi e nelle fabbriche, ma costituiscono reparti ausiliari nel retro fronte per sostenere lo sforzo bellico sovietico, rifiutano di lavorare per i tedeschi, recuperano e nascondono viveri, impugnano le armi. L'articolo si chiede cosa abbiano fatto le donne italiane contro i nazisti e i fascisti e risponde che per il momento hanno fatto poco. Le invita quindi a seguire l'esempio delle donne sovietiche per non essere da meno e per dimostrare che le donne italiane non sono come le ha volute il fascismo «bambol[e] imbellettat[e], [...] oggetti[i] di piacere, [...] arnes[i] di lavoro, ma [...] esser[i] coscient[i] dei diritti e dei doveri sociali».
"Prepariamoci alle imminenti e decisive battaglie" firmato da una donna cattolica chiama le donne a fare la loro parte per la fine della guerra e la liberazione.
Sotto il titolo "Le nostre eroine" viene ricordata Francesca Edera De Giovanni (erroneamente chiamata Francesca Eddera) uccisa a Bologna dai fascisti insieme ad altri partigiani.
"Alle impiegate" è un appello alle donne che lavorano nel settore impiegatizio perché si uniscano anche loro alla lotta come fanno le operaie.
"Assistiamo le vittime della reazione nazi-fascista" pone tra i compiti delle donne l'assistenza alle famiglie dei perseguitati e degli uccisi.
"Vita dei gruppi" sollecita le donne a far vivere i Gdd, migliorandone l'organizzazione e incentivandone le attività. Le donne nei Gruppi devono discutere i materiali che arrivano dal centro, il periodico «Noi donne», altri libri significativi. Devono costituire corsi di puericultura e infermeria e trovare per questi corsi le insegnanti adatte. Organizzarsi per poter riprodurre e diffondere con macchine da scrivere, ciclostile, ecc. il materiale proveniente dal centro per farlo arrivare ad un largo numero di donne.
Nel "Notiziario" sono citate alcune delle manifestazioni di donne che si svolgono nell'Italia occupata, tra cui quella di Imola del 29 aprile per chiedere migliori condizioni di lavoro e maggiori razioni di viveri e quella di Parma per impedire la fucilazione di 35 arrestati.
Palmiro Togliatti
Adolf Hitler
Rodolfo Graziani
Albert Kesselring
Iosif Stalin
Francesca Edera De Giovanni
Gdd
Cln
Governo italiano (Italia liberata)
- Rivendicazioni economiche
- Rivendicazioni sociali
- Rivendicazioni politiche
- Questione femminile
- Rapporto con altre organizzazioni
- Organizzazione interna
- Attività
Si tratta probabilmente di una bozza dattiloscritta proveniente dal centro per la riproduzione e la diffusione locale. In testa al sommario si legge «Disporre gli articoli nel seguente ordine».
Francesca Edera De Giovanni, nata il 17 luglio 1923 a Monterenzio (BO), aderì alla Resistenza nella zona di Monterenzio. Durante una puntata a Bologna Edera e quattro suoi compagni, tra cui suo zio e il suo fidanzato, vennero arrestati e furono fucilati nei pressi del cimitero della Certosa dalla polizia fascista nella notte fra il 31 marzo e il 1° aprile 1944. Edera De Giovanni fu la prima donna fucilata a Bologna. È stata riconosciuta partigiana. Cfr. T. Rovatti, Via della Certosa, Bologna, 1° aprile 1944, in Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia [http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=5211].
Notizie biografiche su Edera De Giovanni in A. Albertazzi, L. Arbizzani, N.S. Onofri, Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919-1945), vol. III, Dizionario biografico D-L, Bologna, Comune di Bologna, Istituto per la storia di Bologna, 1986, pp. 36-37, sul sito Storia e memoria di Bologna: http://memoriadibologna.comune.bologna.it/de-giovanni-francesca-edera-478158-persona; e sul sito dell'Anpi nazionale, Donne e uomini della Resistenza: http://www.anpi.it/donne-e-uomini/2471/edera-francesca-de-giovanni. «Noi donne» confonde il secondo nome di Francesca Edera De Giovanni con il suo cognome, chiamandola Francesca Eddera.